IL VIAGGIO- Roma –Maremma Express Enrico Bistazzoni
Sabato 9 Marzo ore 17.30- presso Galleria D’Arte Il Quadrivio Viale Sonnino 100 (Gr)
Roma-Maremma Express (Edizioni Sigem 2021) è una raccolta di 56 racconti brevi, scritti dall’autore ogni weekend dal 7 gennaio al 19 dicembre 2020, uno all’andata e uno al ritorno per e da Roma all’Argentario, durante il tragitto, da pendolare, prima come studente e poi da lavoratore.
Ognuno di questi bozzetti dal tratto leggero racconta la sua vita da pendolare in viaggio tra l’Argentario e la Capitale: dalla piccola e periferica stazione di Orbetello alla caotica e cosmopolita stazione Termini. E viceversa. Il racconto nasce e finisce per lo più dentro alla carrozza di un treno, dove gli occhi attenti di Enrico Bistazzoni osservano, registrano, captano particolari da memorizzare e trasferire saranno sulla carta.
Intorno, a fare da campo lungo, gli scorci della città eterna, della sua periferia e delle sue bellezze, ma anche della campagna lungo la ferrovia, visti da un occhio attento, che non ha mai rinunciato al treno anche quando avrebbe avuto la possibilità di andare in macchina.
Enrico Bistazzoni conosce bene il mestiere della penna, in quanto molto abile a mettere insieme le parole. Del resto è il suo lavoro.
Ma stavolta ha voluto fare di più divertendosi a tratteggiare una serie infinita di personaggi che ha incontrato sul treno, in viaggio tra Orbetello e Roma. Più che personaggi sono tipi, quelli che, chiunque sia salito almeno una volta sulla carrozza di un Locale, di una Freccia o di un Intercity ha certamente incrociato. Seduto sul suo posto, Bistazzoni osserva, mescola qualche ricordo, immagina e infine racconta, descrivendo con pochi tratti di penna, come in un quadro impressionista, indimenticabili scene di vita in treno. E lo fa così bene da portare in viaggio lo stesso lettore, trascinato da un turbinio di voci, rumori, facce, vedute dal finestrino, pensieri, riflessioni, sferragliate di rotaie.
Roma-Maremma Express è, dunque, molto di più di un diario di viaggio. È il percorso, direi, di un “sistema binario” di un universo quotidiano, quello dello scompartimento, che diventa una scenografia, in cui il treno è un teatro e i viaggiatori una grande compagnia di interpreti, pendolari ai quali si uniscono le comparse del momento: i turisti, una tantum, l’uomo d’affari e la donna in carriera, il ragazzotto che spippola sul cellulare e la ragazzina che ascolta la musica persa nelle sue cuffiette.
Il treno diventa così una metafora della vita, tra chi scende, chi sale, chi resta per tutto il viaggio, chi se ne va già alla fermata successiva, chi si siede, chi non trova posto e non trova pace, chi si porta dietro il bagaglio pesante della vita, chi viaggia leggero. Al capolinea le carrozze si svuotano e restano le tracce di chi è appena sceso: avanzi, briciole, carte, bottigliette e lattine, qualche volta un giornale spiegazzato o una rivista, altre ancora appena l’impronta del corpo sul sedile.