Remo Pasetto nato nel 1925 a Raldon (Verona)
La sua formazione artistica si è svolta inizialmente presso l’Accademia di Belle Arti di Cignaroli Vr. dove coltivò la sua passione, soprattutto per la scultura.
Dopo la parentesi della guerra che lo portò forzatamente lontano dalla casa e dalla scuola, riprese a modellare e, per allargare la propria esperienza, nel 1950 si trasferì a Milano. Un passaggio che si rivelò fondamentale, soprattutto per le conoscenze avute nel capoluogo lombardo. Solo qualche anno più tardi avvenne l’incontro con il critico Mario De Micheli, che lo spinse a lasciare la scultura e dare spazio alla pittura. Il critico lo seguì nei suoi lavori e fece la presentazione della sua prima mostra a Firenze nel 1960.
L’impostazione iconografica cui Pasetto abitualmente ricorre, si basa sulla presenza di pochi personaggi, uno o due, in genere non dipinge composizioni affollate.
La visione è sempre da distanza ravvicinata, in molti casi non ci sono i secondi piani, quando invece gli sfondi esistono, sono spesso indefiniti e questo contribuisce a rendere più immediata e diretta la presa di visione del personaggio in primo piano.
I volti sono delineati con pochi tratti di contorno e sono spesso contrassegnati da espressioni simili fra loro. I soggetti maggiormente considerati da Pasetto sono la famiglia, il lavoro in cantiere, il lavoro agricolo; infatti accanto all’ambito familiare il tema maggiormente ricorrente è il mondo operaio, in particolare quello che si esercita nei cantieri edili.
In numerose immagini l’artista si sofferma a descrivere la situazione psicologica di chi si trova sul posto di lavoro e , sebbene in primo momento queste immagini possano dare la sensazione solo di una rivendicazione in una chiave sociale, in realtà cercano anche di indagare a livello psicologico lo stato d’animo dei personaggi . (i momenti del riposo ,la durezza della fatica).
In quasi tutte le immagini di Pasetto si respira un’atmosfera di penosa accettazione, che spesso sconfina in una rabbia repressa. I volti sono duri, le espressioni intense, le mani grosse. Questi lavoratori, manovali, operai, artigiani sembrano soprattutto impegnati ad affermare con la loro presenza l’intollerabilità di una situazione e, come accade in alcune immagini, hanno i pugni serrati quasi a sottolineare uno stato d’animo di chi impotente subisce. In queste scene silenziose – nessuno parla – lo sguardo fiero dei personaggi raffigurati va dritto a chi osserva l’opera.
Altri temi trattati, sono gli animali (per lo più colombi e gatti) oppure interni di cucine.